Fabio Natta
Il silenzio di Gibellina
Nel gennaio del 1968 un forte terremoto colpì la Valle del Belice, distruggendo anche la città di Gibellina, nell’entroterra trapanese.
Il Cretto di Burri, una sorta di sudario di cemento bianco, ripercorre e racconta le storie della città vecchia, ricostruendone la pianta originaria.
Attraversare queste che un tempo erano le vie del paese, nel silenzio e nella solitudine più assoluti, avvolto solamente dal caldo torrido dell'estate siciliana è stato emozionante ed inquietante.
Notturno Veneziano
Una passeggiata notturna tra calli e campielli, attraversando rii e sottoporteghi, dove l’unica meta era l’alba del giorno successivo. Questo è stato lo spirito che mi ha accompagnato in quella notte, cercando di scoprire un volto nuovo di una città che siamo abituati a vedere in modo differente. La gente, che si muove come trasportata dalla corrente di un fiume lento, le vetrine, che ci propongono maschere e oggetti di vetro dai mille colori, le voci dei gondolieri che in dialetto annunciano il loro arrivo dietro ad ogni curva cieca della loro affollata autostrada fatta di acqua e la luce, la luce del giorno, che come un riflettore puntato sulla prima donna, illumina lo sfarzo, un po’ decadente ma mai decaduto, di una città unica ed irripetibile, che affonda le proprie radici nell’acqua che la circonda.
Niente di tutto questo quindi. Le vie vuote, le vertine spente, i canali, attraversati solo dal buio della notte, che sembrano piste in attesa della gara che si correrà l’indomani. E in questo buio, le deboli luci dei lampioni fanno affiorare le rughe di questa città sui muri rosso mattone.
Luglio 2019
